Seshat
In questa opera, un muro piastrellato di vecchie maioliche incrinate diviene la tela ideale dove far calare l’ennesima divinità urbana, Seshat, scriba dell’antico Egitto.
Fra i segni lasciati nel tempo da ignari artisti del graffito in una stratificazione segnica che sembra ricalcare un cerimoniale casuale ma efficace. Un pantheon arcaico con vernici spray, ritorna indelebile sui moderni muri metropolitani.
Non servono templi né luoghi sacri per parlare un linguaggio interno e animico.
Si possono prendere in prestito i linguaggi della strada e ribadire concetti universali all’interno di un dialogo che mira a mimetizzarsi nel mondo.